Le ossessioni e le loro forme

Le ossessioni sono un tarlo, un pensiero fisso che non ci molla, un chiodo martellante nella nostra testa.

Come è possibile liberarsi dalla schiavitù delle ossessioni e dei dubbi patologici?

Per chi è ossessionato da qualcosa, o da qualcuno, la scelta è poca, perché a scegliere non è lui ma la sua ossessione. Inutili i tentativi di bloccare il pensiero: del resto più cerchiamo di non pensare ad una cosa e più, paradossalmente, ci pensiamo. Molto spesso i pensieri ossessivi, di qualsiasi entità essi siano, generano angoscia, ansia o paura. Ma è una paura che spesso non trova sfogo in un attacco di panico; piuttosto è un nodo alla gola costante, o un mal di stomaco fisso, o, come succede a tanti, è quel famoso magone che non sappiamo spiegare. In realtà, il pensiero ossessivo nasce dalla paura, ma allo stesso tempo la genera. Il circolo vizioso che si viene a creare, cioè, è quello per cui la paura – che può essere quella di non essere all’altezza di certe situazioni, di non essere abbastanza in grado in altre, di non aver tutto sotto il proprio controllo e così via – può improvvisamente focalizzarsi su qualcosa di esterno, come un oggetto, una situazione o anche una persona che diventano un pensiero fisso, un’ossessione. A questo punto è proprio l’ossessione a essere diventata il problema, non più la paura sottostante; e a questo punto l’ossessione a sua volta fa aumentare le paure che l’hanno generata: in effetti, più cerchiamo di controllare l’ossessione più ci ossessioniamo, più la controlliamo più ne perdiamo il controllo, in un tunnel senza via d’uscita in cui alla fine c’è solo paura e ancora paura.

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Facciamo un esempio: immaginiamo che una persona abbia paura di non essere all’altezza dei propri colleghi; questa paura la può portare a fare meglio il suo lavoro, ma se questa preoccupazione supera un certo livello, il rischio diventa quello di ossessionarsi per il lavoro stesso. Più sarà ossessionato dal lavoro, più vorrà farlo bene; più vorrà farlo bene e più aumenterà la paura di sbagliare e di non essere abbastanza bravo come gli altri. Ecco che si ritroverà di nuovo al punto di partenza, ma con un livello ancora maggiore di ansia e paura di quello iniziale.

Oppure pensiamo ad una ragazza che ha paura di non essere bella come le altre ragazze; la sua paura la potrebbe portare ad ossessionarsi riguardo al suo corpo, per cui potrebbe iniziare a mangiare di meno per avere la certezza di dimagrire ed essere perfetta. Ma più cercherà di controllare il cibo, costringendosi a non superare un certo numero di calorie, più facilmente finirà, in preda ad una crisi bulimica, per ingerirne il doppio. Alla fine la sua paura di non piacere agli altri sarà ancora maggiore, e di conseguenza lo sarà anche la sua ossessione.

L’ossessione, tuttavia, può prendere forma anche in altro modo; anziché essere un pensiero fisso e costante, può presentarsi sotto forma di dubbi martellanti, di domande su qualsiasi cosa: in questi casi, in effetti, più che parlare di ossessione pura, si deve parlare di dubbio ossessivo. Ciò che crea anche in questo caso un circolo vizioso è che le persone che soffrono di questo problema, cercando di placare l’ansia derivante dalle domande, danno risposte che solo in parte sono rassicuranti; in effetti, essendo i dubbi di natura ansiosa, spesso prendono la forma di domande quasi stupide o del tutto assurde, che non potranno mai avere risposte certe; tuttavia la persona, per l’impellente necessità di trovare risposta alle sue ossessioni, tenterà comunque di dare una risposta, anche se incerta, senza rendersi conto però che proprio la natura incerta della risposta genererà una nuova domanda, che avrà bisogno di una nuova risposta, che però a sua volta porterà ad una nuova domanda e così via, in un turbine infernale di domande e risposte insensate per cui alla fine la persona non saprà più neppure quale era il suo primo dubbio e ne uscirà completamente devastata e ulteriormente impaurita.

Tuttavia, che prenda la forma di un’ossessione pura o di un dubbio patologico, è possibile uscire da queste trappole mentali. La terapia deve essere calzata sulla persona, perché ogni persona è un caso a sé stante: per quanto infatti esistano protocolli specifici per questa tipologia di problema, provenienti soprattutto dall’approccio strategico, è indubbio che il lavoro da fare con il paziente deve anche considerare le dinamiche interne della persona che sono all’origine della sua ossessione patologica. L’analisi degli Stati dell’Io, proveniente invece dall’approccio transazionale, permette di bloccare quella sorta di sabotatore interno giudicante – chiamato in gergo anche Genitore Normativo Negativo o Persecutore – che è alla base dell’ossessività, liberando il Bambino interiore da sensi di colpa antichi e paure appartenenti al passato.

Vincere le ossessioni è ogni volta una sfida: devi aiutare la persona ad entrare nel labirinto dell’ossessione di cui soffre per trovare quel bandolo della matassa che la porterà a scioglierla completamente.

Quello che scrive Cioran, per cui ‘per gli ossessionati non c’è scelta perché l’ossessione ha già scelto per loro, prima di loro’ può essere vero fino a che l’ossessionato non decide di intraprendere un percorso di terapia che lo porti a scegliere ciò che vuole, e non ciò che l’ossessione lo costringe a decidere contro la sua volontà.

 

 

 

 

 

Ilaria Artusi
L'autrice: Ilaria Artusi
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, training autogeno ed autoipnosi. Svolgo attività di consulenza clinica, sostegno psicologico e psicoterapia rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia. Tengo cicli di incontri di divulgazione psicologica rivolti a un pubblico di non specialisti.

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