Problemi d’ amore: i mutamenti del cuore, i mutamenti dei sentimenti e degli affetti nel corso del tempo
Tutto cambia, come cambia il vento. Tutto muta e tutto passa. A volte il passaggio è appena percettibile; altre volte un movimento inarrestabile e distruttivo. Distrugge quello che era, che è stato e che non sarà più. Ma distrugge per ricostruire. Nessuna tempesta lascia il deserto, ma solo nuovi spazi per ricominciare da zero.
Questo accade in tutte le cose; ma forse, in assoluto, accade in Amore. Amore, che bella parola; una parola che riempie la bocca e soprattutto il cuore. Ti scalda, ti coccola, non ti fa sentire solo. Ma anche l’Amore muta: e come muta. A volte a tal punto da non riconoscerlo più, e da accettare questo cambiamento a fatica. ‘Da quel giorno’ – come scrive Tolstoj nel suo romanzo ‘Felicità familiare’ – ebbe fine la storia d’amore tra me e mio marito; l’antico sentimento divenne un caro ricordo irreversibile, mentre il nuovo sentimento d’amore per i bambini e per il padre dei miei figli costituì l’inizio di un’altra vita, una vita felice, ma in modo del tutto diverso, che ora, in questo momento, non ho ancora vissuto fino in fondo…’.
Ma forse tutto questo è inevitabile: ciò che era inizialmente, ad un certo punto, tramonta per sempre per lasciare spazio ad un nuovo, più assennato, calmo e costruttivo sentimento: c’è la casa, ci sono i figli, la donna delle pulizie, il tè, l’ordine. Ma ecco che lo stesso Tolstoj, nel romanzo, si chiede a questo punto: ‘È questa la felicità?’. E come lui, tante altre persone, più o meno consapevolmente, si chiedono ogni giorno la stessa cosa. O arrivano a chiedersela dopo aver passato mesi in terapia per capire che forse qualcosa non stava andando più dentro di loro.
Ma la risposta a questa domanda non c’è: perché non c’è una risposta che sia giusta o sbagliata in assoluto. La questione rimane aperta perché ogni persona la può e la deve cercare dentro sé stessa. Questo è ciò che fa Tolstoj nel romanzo: lascia aperta la questione, non dà alcuna risposta. Ed è la stessa che faccio io con i miei pazienti. Il delicato terreno dei sentimenti e delle emozioni, quando non sono patologici come in questo caso, non ha bisogno di essere forzato in alcuna direzione se non in quella verso la quale la persona sente di voler andare. Senza dubbio si tratta di domande difficili, forse le più difficili alle quali dover rispondere e che spesso le persone evitano di porsi proprio perché ciò implicherebbe guardarsi troppo a fondo, col rischio di scoprire aspetti che non volevano vedere o toccare. Ma, oltre un certo livello, non è possibile rimandare la domanda.
Ed è quello che mi disse un giorno una mia paziente: ‘Mi sono svegliata, ora vedo quello che non ho voluto vedere da anni e al quale mi sono sempre voluta opporre con tutte le mie forze, per poi rendermi conto che fuggivo solo da me stessa’. Quella ‘felicità familiare’, quel sentimento cambiato e ormai maturo verso suo marito non era più per lei la felicità: dapprima impossibile accettarlo, poi assolutamente chiaro e dirompente. Nonostante i figli, la posizione sociale, le chiacchiere che avrebbe dovuto affrontare, i cocci da rimettere insieme, scelse di smettere di adattarsi a ciò che non la rendeva più felice. La musica era finita e aveva lasciato spazio ai silenzi, alle incomprensioni, agli equivoci, alle incrinature. Il vento era davvero cambiato e la sua scelta fu quella di abbandonarsi ad esso.
‘Qualche volta il destino assomiglia ad una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro’. (Murakami, ‘Kafka sulla spiaggia’).
La storia di questa persona non deve fare da modello, ma solo da spunto di riflessione. Ognuno di noi ha la libertà di scegliere, di essere l’artefice delle sua vita e del suo destino. Può continuare ad andare contro la direzione del vento o abbandonarsi ad esso. L’unica cosa di cui dovremmo prendere coscienza è che ogni scelta implica delle conseguenze, facili o difficili da gestire, ma mai nessuna scelta sarà così difficile da gestire come quella di andare contro noi stessi. Perché alla fine, se non troviamo adesso il coraggio di ascoltarci fino in fondo, ci volteremo indietro un giorno e l’unico sentimento che troveremo sarà il rimpianto per aver visto passare la nostra vita senza aver avuto il coraggio di viverla completamente con tutta la passione di cui siamo capaci.