Il Training Autogeno è una tecnica per agire sul ‘corpo’ attraverso la ‘psiche’.
La psicosomatica, come dice la parola stessa, si occupa di rilevare e comprendere l’influenza che le emozioni, ossia il mondo affettivo ed emozionale, esercitano sul soma, cioè sul corpo. Tra i disturbi di origine psicosomatica che le persone spesso manifestano, si riscontrano: problemi gastrointestinali, respiratori, cardiovascolari, cefalee, dermatiti, ma anche problemi legati al cibo o a dolori articolari e scheletrici. Sono ormai molti i dati che dimostrano quanto ‘la psiche agisca sul corpo’. Tra le tecniche psicoterapiche più attente alla dimensione psicosomatica della salute umana vi è senza dubbio il Training Autogeno.
Il training autogeno, come dice la parola stessa, significa ‘allenamento’ che ‘si genera da sé’, cioè un metodo che a differenza della classica ipnosi, dalla quale deriva, suscita nella persona delle reazioni in assenza di stimoli esterni, o quantomeno con una stimolazione molto scarsa: essendo quindi il più possibile autonomo da fattori esterni, si può esercitare per conto proprio così. Pur nascendo da antiche pratiche di ipnosi (sonno parziale), dove le persone hanno un ruolo che seppur importante è tuttavia fondamentalmente ‘passivo’, il training autogeno si differenzia da queste per il fatto che gli individui hanno un ruolo attivo e arrivano ad imparare questa tecnica svolgendo particolari esercizi, con costanza e metodo.
Il training autogeno esige prima di tutto concentrazione, ma non una volontà cosciente: al contrario richiede un totale abbandono interiore a determinati esercizi di rappresentazione: un po’ come quando la sera per riuscire a dormire dobbiamo ‘abbandonarci’ al sonno senza ‘costringerci’ a dormire per forza, perché così facendo produrremmo esattamente l’effetto contrario, cioè resteremmo svegli tutta la notte. Occorre, in altri termini, abbandonarsi agli esercizi come ci si lascia andare, rilassati e calmi, alle sensazioni che si provano quando facciamo un bagno caldo, in cui possiamo anche arrivare ad addormentarci.
I sei esercizi che costituiscono questa tecnica e che, con l’accurato e costante allenamento di almeno due mesi, mirano a raggiungere uno stato di abbandono e di raccoglimento interiore sono:
- esercizio della pesantezza (che induce una distensione muscolare),
- esercizio del calore (che induce una decontrazione vascolare),
- esercizio del cuore (che porta ad una regolazione cardiaca),
- esercizio del respiro (che porta ad una regolazione della respirazione),
- esercizio del ‘plesso solare’ (che induce una regolazione degli organi addominali),
- esercizio della ‘fronte fresca’(che porta ad una regolazione della zona del capo.
La cosa importante e che mi preme sottolineare è questa: non dobbiamo pensare di dover avere necessariamente un problema di natura psicologica per sentirci ‘legittimati’ ad apprendere la tecnica di J.H. Schultz, ideatore e fondatore del metodo. “Il senso del metodo di auto distensione da concentrazione psichica del training autogeno” – scriveva J.H. Schultz – “è di risolvere in modo sempre più interiorizzato gli esercizi esattamente prescritti, di sprofondarvisi raggiungendo così per l’intero organismo una riconversione, scaturente dall’interno, la quale consente di rinvigorire gli elementi sani, di attenuare o di smantellare gli elementi patologici. Come chi ha imparato a leggere è ‘forzato’ a leggere ogni volta che vede segni scritti, per la persona che abbia appreso il training autogeno un atteggiamento di rilassamento diviene una seconda natura”.
Se ci fermiamo un attimo a riflettere, credo che concorderemmo sul fatto che all’uomo di oggi, quindi a tutti noi, viene richiesta una grande quantità di prestazioni e di autocontrollo che generano, senza dubbio, tensione: tensioni sul lavoro, in famiglia, in contesti extralavorativi e extrafamiliari. Ecco il motivo per cui a volte ci sentiamo ‘tesi e contratti’, riscontrando difficoltà in alcune funzioni vitali come la respirazione, la digestione o in altre sfere, anche della vita psichica superiore.
Ma allora a che cosa potrebbe servire imparare questo metodo? Potrebbe giovare alla nostra salute psicologica e fisica permettendoci di affrontare meglio la nostra quotidianità? La risposta è senza dubbio ‘sì’. Il training autogeno permette un recupero di energie più profondo e più rapido, un miglioramento delle nostre prestazioni – come ad esempio della memoria –, una diminuzione della percezione del dolore e una maggiore introspezione e capacità di autocontrollo. Ma la tecnica del training autogeno permette anche di imparare ad auto indursi la ‘calma’, soprattutto in particolari situazioni di angoscia in cui vi è non solo tensione fisica ma anche vissuti emotivi di paura e terrore: chi padroneggia questa tecnica di autodistensione e concentrazione – in altre parole, chi ha imparato a ‘lasciarsi andare’ nel training autogeno – diventa ‘rilassato’, cioè può disporsi in uno stato di abbandono interiore e trasformare così la paura terrificante in un più gestibile pensiero angoscioso, del quale potersi poi disfare più facilmente.
Per concludere, credo che il metodo del training autogeno possa diventare, se ben appreso e ben esercitato, un utile strumento per gestire al meglio i vissuti fisici e emotivi della nostra vita di tutti i giorni.