Gli Artefici del nostro destino siamo solamente noi stessi, superando la paura del cambiamento.
Inizia il nuovo anno, e con lui si apre la ‘nuova prospettiva’ dalla quale ho deciso di scrivere i miei prossimi articoli. Questa che potremmo definire ‘evoluzione editoriale’, ricalca quella che sta avvenendo nella mia professione: dalla Terapia Breve Strategica, nella quale mi sono specializzata, all’Analisi Transazionale, per la quale sto attualmente frequentando un Master triennale. E’ un cambiamento – o meglio un ‘grande cambiamento’ –, viste le diversità dei due approcci ma come psicologa e psicoterapeuta ritengo che questo sia una ricchezza, prima di tutto per me come persona e come professionista, poi, di conseguenza, per le persone che si rivolgono a me. Il cambiamento molto spesso fa paura, destabilizza, disarma: in realtà è l’unica ‘costante’ della nostra vita; solo ciò che è morto rimane fermo e immobile, il resto delle cose cambia ed evolve in maniera incessante.
Ecco perché è importante vivere il presente, vivere ogni giorno della nostra vita; stare nel ‘qui e ora’, sentire il nostro corpo, ascoltare le nostre emozioni, essere autentici, spontanei e liberi di scegliere, di essere… perché purtroppo – o per fortuna – tutto passa, niente è uguale a ciò che è stato poco prima, molto tempo fa o a ciò che sarà. Quando ‘sentiamo’, ‘pensiamo’ e ci ‘comportiamo’ in questo modo, in termini transazionali siamo nel nostro Io Adulto, cioè persone consapevoli e autonome, libere di decidere e di assumersi le responsabilità delle proprie azioni e dei propri sentimenti. Ma quante volte può capitare di reagire, pensare e provare emozioni in modo esattamente uguale a quando eravamo bambini? Oppure altri momenti nei quali ci comportiamo, pensiamo e sentiamo in modi che ricalcano quelli dei nostri genitori o comunque di persone che sono state per noi figure genitoriali? Nel primo caso agiamo sulla base del nostro Io Bambino, nel secondo del nostro Io Genitore: entrambi, Io Bambino e Io Genitore ripropongono comportamenti, pensieri ed emozioni del nostro passato; nello stato dell’Io Adulto reagiamo invece al presente con tutte le nostre risorse di persona adulta. Ciò non significa che sia sbagliato avere gli stessi atteggiamenti che avevano nostra madre o nostro padre, così come può capitare di sentirsi imbarazzati esattamente come il nostro primo giorno di scuola, soprattutto in certe situazioni. Anzi: affinché una persona viva in modo equilibrato e sano ha bisogno di tutti e tre gli stati del suo Io: l’Adulto che decide in modo lucido e responsabile, il Bambino che mantiene la creatività e la spontaneità tipici dell’infanzia, il Genitore che ci permette di essere rispettosi delle regole della società in cui viviamo e ci permette un sano adeguamento ad essa.
Il problema insorge quando il nostro Io Bambino o il nostro Io Genitore ‘invadono’ eccessivamente lo stato del nostro Io Adulto condizionandolo in maniera eccessiva, fino, a volte, ad escluderlo totalmente. Se ad esempio ci sentiamo costantemente in colpa per ciò che possiamo aver fatto o anche solo pensato – proprio come quando da piccoli commettevamo qualcosa che non dovevamo –, o se le nostre azioni quotidiane sono quasi sempre accompagnate dalla paura di sbagliare e di deludere, è l’Io Bambino a prevalere e a non farci vivere sereni. Quando invece è l’Io Genitore a prendere il sopravvento, diventiamo molto rigidi e critici con noi stessi e con gli altri, agendo più sulla base di ordini superiori rispetto a ciò che sarebbe giusto o non giusto fare, piuttosto che a quello che sentiamo veramente. L’Io Genitore ci ‘spinge’ ad agire in un certo modo – molto spesso ad essere bravi, forti, perfetti, compiacendo più gli altri che noi stessi –, e ciò che frequentemente accade è che se ci ribelliamo a questi comandi, facendo quello che ‘vogliamo fare’ e non quello che ‘dobbiamo fare’, veniamo devastati dall’angoscia e dai sensi di colpa, lasciando così che sia il nostro Io Bambino ad emergere con tutta la sua forza. Se a prevalere nella nostra vita è questa continua oscillazione tra il nostro Io Genitore che ci spinge ad agire in un certo modo, e il nostro Io Bambino che si sente in colpa se non lo fa, allora vivremo una vita a metà. Sì, perché solo se riusciamo ad essere consapevoli di ciò che realmente vogliamo, di quello che ci rende profondamente felici, essendo onesti e veri con noi stessi e con gli altri, allora vivremo pienamente. Lasciamo che sia il nostro Io Adulto a predominare sugli altri e a scegliere, liberamente e in modo equilibrato, quando farsi da parte per lasciare spazio, seppur per un tempo limitato, agli altri due stati della nostra persona, soprattutto alla creatività della nostra parte bambina.