Il Disturbo paranoico è caratterizzato dalla convinzione che gli altri siano nemici e dal conseguente evitamento dei rapporti sociali.
Entra nello studio, dà la mano freddamente e guarda a malapena negli occhi; poi abbassa lo sguardo e continua a fissare a terra. Senti che è distante, freddo: forse impaurito, perso o solo stanco di soffrire. Gli poni le prime domande, quelle molto generali: ‘Quale è il motivo che la porta da me? Quale è il suo problema o i problemi che la affliggono?’; cerchi di metterlo a suo agio, perché possa aprirsi senza sentirsi giudicato da chi ha di fronte. Ma lui ti guarda con sguardo scettico e dubbioso restando in silenzio: alza e abbassa lo sguardo, accenna una smorfia come per dire qualcosa, poi si frena… aspetta ancora e io con lui. Ad un certo punto inizia a parlare: ‘Non dovrei essere io a venire qui ma tutti quelli che stanno fuori’ e inizia a buttare fuori rabbia, rabbia e ancora rabbia verso tutto e tutti; oppure verso un ‘bersaglio’ in particolare: marito, moglie, parente, amico o collega. Altre volte può accadere che si metta nella posizione di chi è vittima cominciando a lamentarsi: ‘Ce l’hanno tutti con me… non mi danno pace, vogliono farmi fare cose che non voglio, mi manipolano, mi odiano…’. E facilmente confessa che non crede molto nella psicologia in generale, che il modo in cui lo guardiamo noi psicologi è troppo intrusivo e che se non fosse stato per l’insistenza di qualcuno non sarebbe mai arrivato da me, perché il problema non è suo ma degli altri.
Quando ci troviamo davanti a tali atteggiamenti possiamo essere sicuri di trovarci di fronte ad una persona che soffre di paranoia. La paranoia rappresenta l’evoluzione estrema dei disturbi che si basano sulla paura: il paranoico ‘ce l’ha col mondo intero’, ha paura che gli altri siano pericolosi e minacciosi, e presto trasforma questo timore in certezza. Arriva a concludere che gli altri sono effettivamente pericolosi e minacciosi: la paura ora è diventata rabbia, solo forte rabbia verso l’esterno, e ciò che pensa è questo: ‘sono certo che gli altri ce l’abbiano con me per cui è bene che mi difenda’.
Semplificando possiamo dire che la persona paranoica parte dal timore e dall’idea che gli altri ce l’abbiano con lei, e tende nel tempo ad assecondare questa stessa credenza attraverso le sue azioni, i suoi comportamenti. Credendo, cioè, che gli altri siano ostili, si atteggia in modo scontroso, minaccioso, aggressivo verso di essi, portandoli effettivamente a rispondergli alla stessa maniera; in questo modo purtroppo gli altri andranno a confermare la veridicità della sua idea iniziale: ecco quindi che quella che era solo una ‘idea’ si trasforma in ‘verità’. Non c’è dubbio che il paranoico sia l’esempio emblematico di come ‘la realtà che ciascuno si costruisce è la stessa realtà che poi subisce’.
Usando un’immagine metaforica possiamo dire che il paranoico è colui che ‘partendo da un granellino di sabbia crea una montagna per poi seppellirvisi sotto’: colui, cioè, che partendo da premesse errate e attraverso ragionamenti corretti costruisce deliri di cui poi subisce gli effetti; colui che è lucido nel ragionamento ma folle nel contenuto; colui che vive i propri sospetti come certezze assolute e inconfutabili. Proprio per questo motivo, la prima cosa da fare per costruire quella relazione terapeutica grazie la quale, piano piano, la persona arriverà a distruggere la realtà ‘paranoica’ da lei stessa costruita, è evitare di negare quello che essa porta come problema: in altri termini, dal momento che la persona ‘crede’ che tutti siano nemici, dobbiamo evitare di ‘volerla convincere razionalmente che questo non è la verità ’, come il buon senso porterebbe a fare e come in genere fanno le persone che le sono vicine. Come terapeuti dobbiamo invece innanzitutto farle ‘sentire’ di essere compresa, finalmente capita da qualcuno, e lo possiamo fare solo riconoscendo e legittimando la sua rabbia verso tutto e tutti. Subito dopo dobbiamo aiutarla a ‘canalizzare la sua rabbia’, perché solo così potrà farla defluire. E, parallelamente, dobbiamo aiutare la persona a lavorare su alcuni aspetti della sua personalità, origine profonda delle sue emozioni tanto negative verso gli altri quanto distruttive verso sé stessa.
Per concludere: ognuno di noi costruisce la realtà che poi subisce. La persona che soffre di paranoia può arrivare a ‘vivere e subire’ una realtà migliore di quella che vive e subisce ogni giorno se noi la aiutiamo a vedere il mondo con altri occhi, liberi finalmente dalle lenti che deformano il mondo che la circonda, e a smettere di accusare tutto e tutti. In fin dei conti: ‘Accusare gli altri delle proprie disgrazie è segno dell’umana ignoranza, accusare sé stessi significa cominciare a capire, ma la vera sapienza è non accusare né sé né gli altri’.