Essere sé stessi è la vera felicità: la vita è un’occasione unica ed è troppo breve per viverla cercando di essere qualcun altro.
Molto spesso, nelle relazioni con il mondo esterno, siamo costretti a nascondere la parte più intima di noi stessi.
E’ più semplice mostrare agli altri ciò che vogliono “vedere” di noi che far trasparire chi siamo veramente. Così indossiamo maschere di cera che si scioglieranno con la fiamma della prima emozione, perché le apparenze sono effimere e noi siamo eterni.
Non possiamo camuffarci per tutta la vita; prima o poi saremo costretti a spogliarci di ogni vergogna, di ogni timore, di tutte quelle sovrastrutture che ci fanno “apparire” e non “essere”, “fingere” e non “vivere” autenticamente.
Pertanto, perché non provare subito a diventare se stessi? Perché cercare di “corrompere” il proprio io per essere accettati dal resto del mondo, per coprire l’abisso tra tra ciò che si è e ciò che gli altri vogliono che siamo? Eppure, davanti ai nostri occhi, vediamo continuamente scorrere immagini di persone che recitano una parte: belle ragazze che si mostrano in televisione, facce scolpite dalla chirurgia estetica, ma anche chi, più semplicemente, svolge un lavoro rivestendo un ruolo che non si sente addosso, o chi segue un percorso di studi solo perché costretto dalla famiglia.
Anche i personaggi più conosciuti o famosi, punto di riferimento per molti, quando si spogliano della loro veste pubblica per affermare una loro personale opinione sono spesso costretti a ritrattare quello che hanno detto. Grandi oratori hanno esposto con vigore le proprie idee per poi ritirarle chiedendo scusa, per paura che quelle parole non fossero condivise dalla maggioranza, con il rischio di perdere quella stima e quell’ammirazione che garantiscono il successo personale. Pensiamo a cosa è accaduto a una celebrità come Adriano Celentano durante l’ultimo festival di Sanremo. Il cantante ha parlato, con estrema franchezza, di un’Italia che cade a pezzi, che non ha più una propria identità, che è vittima di una politica sempre più corrotta. Eppure, nonostante queste siano considerazioni condivise da molte persone, tra l’opinione pubblica (ma anche in sedi istituzionali) si è scatenato il finimondo e tutti sono stati pronti a “scagliare la prima pietra”, solo perché l’artista in questione ha voluto testimoniare il proprio pensiero e le proprie idee, seppure opinabili, criticando le false certezze che ognuno di noi si porta addosso.
La verità fa paura; per questo è più facile nascondersi dietro un muro o indossare una maschera. Ma è così che ci conformiamo, che ci assimiliamo alla massa, smarrendo la nostra unicità. Quando freniamo i nostri istinti, nascondiamo i nostri desideri e li modifichiamo per far piacere a chi ci sta di fronte, non assecondiamo i nostri bisogni ma quelli degli altri. Naturalmente, i più esposti a tutto questo siamo noi ragazzi, disposti a rinnegare tutto di noi stessi per far parte di un gruppo, per essere accettati, senza renderci conto, ingenuamente, dell’enormità dell’errore che stiamo commettendo (tuttavia anche gli adulti fanno spesso questo sbaglio, perché una volta che la maschera si è indossata è difficile da togliere…). Tra di noi, se qualcuno decide di esporre pubblicamente i propri pensieri, viene giudicato un “buffone”: così, abbiamo paura di aprire gli occhi sulla realtà e scoprire, magari, che non tutto è come ci viene raccontato, che non esiste il bambino che si addormenta felice credendo che ogni storia abbia il lieto fine.
Quindi siate voi stessi, difendete il vostro modo di essere, abbiate sete della vostra vita e non di quella di qualcun altro. Se non vi piace come siete, o avete paura di esserlo, non nascondetevi dietro la finzione ma abbiate il coraggio di mettervi a nudo e di rischiare, mettendovi in gioco, accettando ogni vostro difetto e lottando per cancellarlo. Così facendo, un giorno potrete guardarvi alle spalle chiedendovi dove vi eravate persi, e vi accorgerete di non avere scritto la vita con la vostra grafia ma con quella di un modello costruito (di avere scritto la vita con la vostra grafia e non con quella di un modello costruito). Fate sì che, guardandovi indietro nel tempo, possiate dire di avere vissuto essendo voi stessi.
La vita è un’occasione unica e irripetibile: indossare una maschera significa perdere definitivamente quell’occasione.
Classe II B Liceo delle Scienze Umane