Scelta sul futuro

Scelta sul futuro: il difficile momento della decisione tra ‘lavoro’ e ‘università’

Con agosto l’estate raggiunge il suo apice, tutti sono liberi dai loro impegni; feste e serate all’aperto si susseguono una dopo l’altra; finalmente, dopo un anno impegnativo, si ‘stacca’ un po’; che si sia passato al lavoro o sui libri non importa, ora è tempo di riposo. Ma con l’avvicinarsi di settembre per molti ragazzi agosto diventa il momento delle decisioni importanti, delle scelte di vita. Mi riferisco a coloro che, usciti da una scuola superiore, si trovano davanti al bivio: ‘lavoro’ o ‘università’? Pochi sembrano avere le idee chiare su cosa ‘fare da grandi’; i più si interrogano su quale possa essere la scelta migliore: ‘trovarmi un lavoro così che possa avere subito qualche soldo in tasca o andare all’università, fare un percorso di studi che possa garantirmi una migliore posizione e quindi un migliore stipendio in futuro?’. Bella domanda, bel dilemma effettivamente, ma anche, inevitabilmente, bella illusione. Sì, perché se la certezza di trovare facilmente un lavoro e la sicurezza di averne uno migliore dopo l’università erano valide anche solo dieci anni fa, ora non valgono più.
Visti i tempi che corrono, già trovare un lavoro qualsiasi non è facile; trovarne poi uno qualificato senza un titolo universitario è davvero difficile; allo stesso tempo chi conosce bene gli ambienti universitari è ormai consapevole che il ‘titolo’ non ti garantisce certo un lavoro sicuro una volta terminato il percorso di studi, tanto meno ben retribuito. Questa purtroppo è la generazione della precarietà, dei contratti a progetto, dell’incertezza: prima si capisce questo, più si eviterà di ‘cadere dalle nuvole’. Ciò non vuol dire che si debba rinunciare all’università, ma solo che bisogna farla in piena consapevolezza. Avendo conosciuto da vicino l’ambiente universitario posso dire con certezza che frequentarlo è una delle esperienze più belle e intense che una persona possa fare: il ragazzo si allontana dalla propria famiglia, va abitare con altre persone – per chi sceglie di non fare il pendolare –, impara a gestirsi ‘la settimana’ sia in termini di studio che di spese, comincia a entrare nel mondo delle responsabilità. Fondamentale nella scelta dell’università è seguire le proprie passioni. Scegliere un percorso di studi anziché un altro solo e soltanto perché si crede di avere più possibilità lavorative dopo che lo si è concluso – anche se la nostra indole ci porterebbe altrove – può portare ad una delusione ancora più grande se poi quelle aspettative non vengono soddisfatte: e purtroppo oggi anche le facoltà che fino a qualche anno fa garantivano un impiego sicuro – si pensi ad ingegneria, giurisprudenza, economia, medicina – sono sature di studenti che sempre più difficilmente trovano il lavoro per il quale hanno studiato. D’altra parte è anche vero che alcune facoltà danno senza dubbio più speranza d’impiego di altre, quindi va comunque tenuto conto di questo e bisogna ponderare bene le diverse possibilità, specie in un mondo che cambia rapidamente.

Difficile, dunque, è essere il ragazzo che deve scegliere se cercarsi un lavoro o andare all’università dal momento che una decisione presa implica sempre e inevitabilmente un certo carico di responsabilità; ma altrettanto difficile, se non di più, è essere il genitore che si trova a dover sostenere o meno il figlio nelle sue scelte. ‘Potrò credere a mio figlio che mi dice che vuole andare all’università quando ha avuto grosse difficoltà a diplomarsi o sarà solo un modo per prendere tempo e per divertirsi? E’ giusto che spinga mio figlio ad andare all’università quando sembra che non ne abbia nessuna voglia? Visto che mio figlio è così bravo, troverà mai il lavoro che desidera una volta laureato?’. Interrogativi comuni a tanti genitori questi, interrogativi che mostrano le diverse situazioni in cui gli adulti possono trovarsi. Credo che ciascuna di queste domande meriti di essere commentata, così da aiutare i genitori a gestire meglio questo difficile momento.
Se vostro figlio esprime la volontà e il desiderio di provare a fare l’università, è importante che lo sosteniate in questa scelta: dategli fiducia e responsabilizzatelo, solo in questo modo potrà maturare e diventare adulto, ma dovrete anche essere pronti ad intervenire duramente laddove vediate che i risultati tardano ad arrivare; in questo modo eviterete di avere figli trentenni che ancora sono a metà del loro percorso.
Al contrario, se vostro figlio mostra l’intenzione di andare a lavorare subito dopo la scuola superiore, se vedete che lo studio non è proprio la sua passione, evitate di spingerlo verso l’università: lasciatelo libero di trovarsi il suo ‘posto’ nel mondo del lavoro, ma siate pronti, anche in questo caso, ad intervenire se lo vedete scarsamente impegnato nella ricerca del primo impiego.
Se invece avete un figlio molto bravo con grandi sogni e aspirazioni, allora vi aspetta il duro compito di evitare che si illuda eccessivamente per non deludersi e deprimersi in seguito. Molto spesso anche chi si impegna e finisce in tempo, ha davanti un futuro poco roseo: dovrà essere pronto a rimettersi in discussione, ad accettare lavori sostitutivi e non soddisfacenti anche per lungo tempo.

Gli anni della fine dell’adolescenza e dell’inizio dell’età adulta sono senza dubbio anni duri e intensi sia per i ragazzi che per i genitori: i primi devono imparare a muoversi autonomamente, i secondi devono aiutarli a diventare grandi proprio dando loro libertà e fiducia. Ma se c’è una bella intesa tra le due parti anche le difficoltà più grosse vengono superate e questo diventa uno dei periodo più belli e indimenticabili della vita.

Ilaria Artusi
L'autrice: Ilaria Artusi
Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, training autogeno ed autoipnosi. Svolgo attività di consulenza clinica, sostegno psicologico e psicoterapia rivolta al singolo, alla coppia e alla famiglia. Tengo cicli di incontri di divulgazione psicologica rivolti a un pubblico di non specialisti.

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